La profilassi vaccinale è un mezzo efficace per ridurre l’incidenza di malattie infettive dannose e alle volte anche mortali per i nostri animali.
In genere il protocollo vaccinale viene iniziato quando l’immunità anticorpale ricevuto con il latte materno sparisce (circa a 50 giorni di vita).
Prima di iniziare il protocollo vaccinale, è importante far eseguire un analisi delle feci al veterinario curante il quale provvederà ad effettuare un trattamento di sverminazione, da ripetere dopo due settimane.
Tutti i cuccioli e i gattini hanno bisogno del trattamento contro i parassiti intestinali, i quali alle volte possono essere resistenti e difficoltosi da debellare.
Infatti, oltre ai parassiti comuni quali gli ascaridi, vi possono essere altri parassiti , tra cui i coccidi e la giardia, che non vengono eliminati dai comuni trattamenti antiparassitari, per cui è molto importante che vengano individuati tramite l’esame coprologico e di conseguenza trattati con prodotti specifici.
Una volta effettuata la sverminazione, si può procedere con i vaccini.
Il protocollo vaccinale varia a seconda dell’età e della specie dell’animale.
La profilassi vaccinale è particolarmente importante per i cuccioli, in quanto le malattie infettive possono risultare estremamente pericolose verso i soggetti giovani.
Per questo motivo è essenziale evitare di esporre un cucciolo alla possibilità di contagio ed iniziare i vaccini intorno alle otto settimane di vita, periodo in cui inizia a decadere l’immunità anticorpale materna.
Le malattie infettive per cui si vaccina un cucciolo sono:
– Parvovirosi o gastroenterite emorragica infettiva: provocata da un virus, il Parvovirus, particolarmente resistente nell’ambiente esterno anche ai comuni disinfettanti. La diffusione avviene tramite le feci o le secrezioni degli animali infetti e l’infezione viene contratta per via orale. Una volta penetrato nell’organismo, il virus si localizza nei linfonodi e quindi negli enterociti dei villi intestinali per cui presenta tropismo. Il periodo d’incubazione è breve, infatti i sintomi compaiono circa 5-7 giorni dall’infezione. I sintomi più comuni sono febbre, abbattimento, vomito, diarrea liquida alle volte emorragica. Inoltre il virus attacca gli organi linfoidi causando una grave forma di leucopenia, ovvero una riduzione delle cellule bianche del sangue responsabili delle difese immunitarie. Purtroppo non esiste una cura specifica contro il parvovirus e le terapie attuabili sono solo di sostegno, per cui soprattutto nei soggetti molto giovani la gastroenterite infettiva è potenzialmente fatale.
– Epatite infettiva: è una malattia infettiva causata dall’Adenovirus canino tipo 1, virus molto resistente nell’ambiente. Il contagio avviene tramite il contatto diretto con saliva, urine e secrezioni infette. I sintomi principali sono linfoadenomegalia, febbre, vomito, diarrea, abbattimento. Nei cuccioli la malattia è particolarmente letale. L’organo principalmente coinvolto è il fegato che si infiamma fino a sviluppare una grave forma di insufficienza epatica con conseguenti ittero, ascite, squilibri coagulativi. Talvolta si possono riscontrare sintomi oculari come uveite, fotofobia e la comparsa di un opacamento della cornea lattiginoso di colore bluastro (da qui la definizione di malattia dell’occhio blu). Il decorso è breve, di circa 1 settimana. I soggetti che sopravvivono rimangono portatori per un lungo periodo in quanto il virus viene eliminato tramite le urine per mesi (fino a 6 mesi-1 anno).
– Cimurro: causata da un virus, Paramixovirus, poco resistente nell’ambiente e ai comuni disinfettanti ma particolarmente contagioso. Colpisce non solo i canidi, ma anche i mustelidi (furetto) e alcuni felidi (tranne il gatto domestico). Il contagio avviene per via aerogena, inalando particelle infette provenienti da secrezioni quali saliva e scolo oculo-nasale e da urine e feci infette, ma anche per via indiretta, tramite oggetti contaminati. I sintomi possono variare a seconda dell’apparato coinvolto, come quello respiratorio (tosse, starnuti, scolo oculo-nasale), quello enterico (vomito, diarrea, anoressia) e quello nervoso. In genere quando compaiono sintomi neurologici la prognosi è sfavorevole, se l’animale dovesse sopravvivere potrebbe presentare problemi neurologici (convulsioni) per tutta la vita.
– Parainfluenza contagiosa: malattia infettiva ad eziologia mista, infatti può essere causata da un mix di virus ( Virus Parainfluenzale, Adenovirus canino tipo 2, Herpesvirus canino, Coronavirus respiratorio canino) e batteri (Bordetella Bronchiseptica, Pseudomonas, E. coli, Klebsiella). Viene chiamata anche Tracheobronchite infettiva o Tosse dei canili. Molto contagiosa, si propaga per via aerogena tramite starnuti e tosse, compromette principalmente le prime vie aeree (laringe e trachea). Non sempre è presente febbre e lo stato di salute generale è buono. I sintomi principali sono rappresentati da accessi di tosse facilmente provocabili con una trazione sulla trachea (ad esempio per il collare) ma anche a riposo, affanno, abbattimento, inappetenza fino ad arrivare nei casi più gravi a bronchite e polmonite se trascurata.
– Leptospirosi: la leptospirosi è una grave malattia causata da una spirocheta, la Leptospira Interrogans. Questa è una delle poche malattie che possono causare una zoonosi, ovvero contagiare l’uomo.
La trasmissione avviene per contatto diretto con l’urina di cani o di topi infetti (ospiti serbatoio) o per via indiretta tramite acqua, cibo o terreno contaminati. La contaminazione può avvenire anche per via venerea o transplacentare o addirittura, di frequente, per via transcutanea tramite ferite sulla pelle. Sebbene le spirochete non possano replicare nell’ambiente, la diffusione avviene soprattutto grazie ai cani portatori che le eliminano a lungo con le urine, anche per mesi. I sintomi sono vari, quali febbre, vomito, diarrea, abbattimento, disidratazione, ma ad essere compromessi sono soprattutto reni e fegato con conseguenti insufficienza renale ed ittero. Il decorso è per lo più infausto, ma alcuni cani che riescono a guarire devono convivere con una funzionalità renale compromessa. Di estrema importanza è riconoscere in tempo la malattia per poter intervenire tempestivamente con una terapia antibiotica adeguata (penicillina) ma soprattutto per evitare il contagio alle persone tramite le urine infette.
– Rabbia: il Rhabdovirus è il responsabile di una delle malattie più gravi trasmissibile all’uomo. Il contagio avviene principalmente tramite la saliva di animali infetti che penetra attraverso ferite causate da morsi e graffi. Gli animali portatori sono il cane per quanto riguarda il ciclo urbano e gli animali selvatici (quali la volpe) per quello silvestre. Una volta penetrato, il virus si diffonde tramite i gangli nervosi e si localizza nel sistema nervoso centrale. Il periodo di incubazione può essere lungo anche di settimane e mesi (anche 1 anno) e quando si manifestano i sintomi significa che purtroppo l’infezione non può più essere fermata. La sintomatologia è prevalentemente neurologica, come agitazione, cambiamenti di comportamento, fotofobia, idrofobia, febbre, ipersalivazione fino ad arrivare a paralisi e morte. La malattia è grave e letale, infatti è ad obbligo di denuncia alle autorità sanitarie, pertanto la vaccinazione risulta l’unico mezzo per evitare tale pericolo non solo ai cani ma anche e soprattutto alle persone.
Contrariamente a quanto si pensi, anche il gattino che vive completamente in casa ha bisogno di essere vaccinato.
Infatti gli agenti patogeni che possono infettare il gatto si trasmettono per lo più per via aerea e anche tramite contatto indiretto attraverso i nostri vestiti e le scarpe.
Per quanto riguarda i gatti che vivono in condizioni di semilibertà, ovvero che possono uscire di casa e quindi entrare in contatto con altri gatti, hanno necessità di una profilassi vaccinale anche verso una delle malattie infettive trasmissibili tramite morsi, graffi e rapporti sessuali, per cui esiste il vaccino.
I vaccini si iniziano verso i 50 giorni di vita, periodo in cui le difese immunitarie materne vengono ad esaurirsi.
Le malattie per cui si vaccina il gatto sono:
– Panleucopenia virale infettiva: malattia causata da un Parvovirus, virus molto resistente nell’ambiente esterno. Il virus viene eliminato dall’animale infetto soprattutto tramite le feci ma anche con la saliva, il vomito, l’urina. Il contagio avviene per via diretta o anche per via indiretta entrando in contatto con materiale contaminato. Il periodo di incubazione è breve, circa una settimana e i sintomi sono principalmente febbre, vomito, diarrea, inappetenza. La gravità della malattia, oltre al problema gastroenterico, è data dal fatto che il virus provoca l’abbassamento delle difese immunitarie (leucopenia) rendendo il gatto indifeso verso tutte le malattie. Nelle gatte gravide, se infettate nel primo periodo della gravidanza, può provocare aborto, mentre dopo può avere effetti teratogeni causando la nascita di gattini con malformazioni al cervelletto. Il decorso della malattia è per lo più infausto. Se il gatto dovesse sopravvivere potrebbe presentare problemi intestinali per tutta la vita.
– Rinotracheite infettiva: causata dall’Herpesvirus felino tipo-1, è una malattia congiuntivale e delle prime vie aeree molto contagiosa e ad elevata presenza soprattutto in condizioni di affollamento di gatti. La localizzazione è soprattutto nelle prime vie aeree, ma il virus può rimanere in forma latente nel sistema nervoso. Infatti, come per ogni herpesvirus, il gatto rimane portatore del virus a vita con riacutizzazioni della malattia soprattutto in condizioni di stress. Il virus viene eliminato tramite le secrezioni nasali e lacrimali a lungo, fino a due-tre settimane. I sintomi sono prevalentemente respiratori, febbre, tosse, starnuti, ma può anche causare problemi agli occhi come congiuntivite o addirittura ulcere corneali che se non curati possono compromettere irrimediabilmente la funzionalità oculare. Nelle femmine gravide può provocare aborto.
– Calicivirosi: il Calicivirus felino causa una malattia respiratoria difficilmente distinguibile da quella causata dall’Herpesvirus. I sintomi sono sovrapponibili, tosse, starnuti, scolo oculare, febbre. Oltre a questi sintomi tipici il virus può causare delle ulcere orali abbastanza caratteristiche. Alcuni ceppi di Calicivirus possono localizzarsi a livello dell’apparato muscolo-scheletrico dando forme di zoppia. La trasmissione può venire in forma diretta per inalazione delle particelle virali oppure per via indiretta tramite contatto con materiale infetto. Infatti il virus può resistere fino a 10 giorni nell’ambiente esterno. Il virus è altamente contagioso, in quanto si diffonde rapidamente soprattutto in condizioni di convivenza tra più gatti, come nei gattili e nelle colonie. Il gatto infetto continua da eliminare il virus per 2-3 settimane, dopodiché può continuare ad essere portatore per qualche mese, in pochi casi anche per tutta la vita. Purtroppo nel caso di gattini molto giovani, ad esempio quelli contagiati dalla madre, o in caso di gatti immunodepressi, la malattia può avere esito letale.
– Clamydia: causata da un batterio, la Chlamydophila felis. La localizzazione è per lo più congiuntivale. Essendo un batterio poco resistente all’ambiente esterno, la trasmissione avviene per contatto diretto con le secrezioni oculari di gatti infetti. Per questo è un batterio molto presente in luoghi sovraffollati. I sintomi sono principalmente oculari, quindi scolo, congiuntivite, ulcere corneali, ma può propagarsi lungo le prime vie aeree fino a provocare polmonite.
– Immunodeficienza felina e Leucemia felina: la sindrome da immunodeficienza felina (FIV) è una malattia causata da un retrovirus, paragonabile a quella che provoca l’AIDS umano. Questo non significa che il virus felino possa contagiare l’uomo essendo una malattia infettiva specie-specifica. Le due sindromi sono però paragonabili in quanto, esattamente come succede per l’uomo, il virus compromette le difese immunitarie rendendo il gatto suscettibile di infezioni di varia natura. Il contagio avviene tramite la saliva, in seguito a ferite da morso, per questo motivo è una malattia molto frequente nei gatti che conducono una vita libera, potendo entrare in contatto con altri gatti. Il virus è poco resistente nell’ambiente eterno, quindi il contagio tramite ciotole o altro oggetti è escluso. La trasmissione da madre a figlio può avvenire soprattutto se la madre contrae l’infezione durante la gravidanza oppure durante l’allattamento tramite il latte materno o con la saliva quando la madre lecca i gattini. Il periodo d’incubazione può essere lungo, perfino anni, per cui molti gatti risultano portatori e possono sviluppare la patologia in seguito, soprattutto in caso di stress. La malattia consiste nel calo delle difese immunitarie, quindi i gatti infettati presentano spesso infezioni ricorrenti a carico dei vari apparati sviluppando problemi respiratori, enterici, dermatiti, gengiviti, ecc. Risultano inoltre più soggetti a tumori e ad insufficienza renale. Purtroppo le cure esistenti sono solo sintomatiche, inoltre non esistono vaccini. L’unico mezzo per evitare la diffusione di tale malattia è quello di sterilizzare i gatti, soprattutto quelli che risultano positivi. Quindi di estrema importanza è sottoporre i gatti al test, anche perché purtroppo le prospettive di vita dei soggetti infetti risultano notevolmente ridotte.
La Leucemia Felina (Felv) è causata da un retrovirus. Anche per la Felv vale quanto detto per la Fiv, ovvero è una malattia che non può essere contratta dall’uomo. La trasmissione può venire tramite lo scambio di fluidi corporei, quindi tramite graffi, morsi e rapporti sessuali oppure le madri possono trasmetterla ai gattini. Al contrario del virus della Fiv, in questo caso il virus risulta resistente nell’ambiente esterno (fino ad 1 mese) quindi è possibile il contagio tramite ciotole od oggetti contaminati dalla saliva di gatti infetti. Una volta penetrato, il virus si localizza nel sistema linfatico e nel midollo osseo provocando immunodeficienza e leucemia con conseguenti anemia e trombocitopenia. I sintomi possono essere variabili e aspecifici, a seconda dell’organo colpito dall’infezione. Infatti, non avendo difese immunitarie, il gatto è soggetto ad infezioni di ogni tipo. Inoltre, tale virus, predispone alla comparsa di forme tumorali, quali ad esempio il linfoma, a problemi neurologici e ad insufficienza renale. Non tutti gatti entrati in contatto con il virus sviluppano la malattia, infatti alcuni possono combattere l’infezione. Per questo motivo è importante ripetere il test nei soggetti trovati positivi, dopo un paio di mesi. Il test risulta un metodo diagnostico estremamente importante, in quanto, i gatti negativi possono essere sottoposti alla vaccinazione che per fortuna risulta disponibile.
Il coniglio, esattamente come per il gatto, anche se vive prevalentemente in casa, necessita di vaccinazioni contro due malattie molto gravi, la Mixomatosi e la Malattia emorragica virale.
Tali malattie sono causate da due virus pericolosi che si trasmettono tramite le zanzare, per questo motivo anche i conigli in appartamento sono soggetti a tali forme virali.
La Mixomatosi è una malattia virale contagiosa che può essere trasmessa per contatto diretto con un coniglio infetto o tramite la zanzara come vettore. Per questo motivo le zone ricche di allevamenti di conigli sono quelle più interessate da tale malattia.
I sintomi sono scolo oculo-nasale, congiuntivite, comparsa di lesioni nodulari, edema della testa e dei genitali. L’esito è per lo più infausto, anche se alcuni conigli possono sopravvivere ma rimanere portatori ed eliminatori del virus.
La Malattia emorragica virale è anch’essa trasmessa per contatto diretto o tramite zanzare come vettori. I sintomi sono riferibili ad una sindrome emorragica, quindi sanguinamenti dalla bocca e dall’ano. Alle volte il decorso può essere iperacuto con morte improvvisa senza sintomi. A differenza della Mixomatosi, tale virus non lascia possibilità di sopravvivenza.
Il protocollo vaccinale può variare ma in genere si inizia a vaccinare a 30 giorni di vita con un richiamo a 8-10 settimane.
A seconda del tipo di vaccino, i richiami successivi possono essere a cadenza semestrale o annuale.
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